Come avviene la creazione artistica? Qual è la sua genesi? Quali le sue condizioni? Attraverso il particolare itinerario artistico del catalano Antoni Tàpies (Barcellona, 1923 – 2012), lo psicanalista Massimo Recalcati esplora la natura del gesto creativo, riflettendo in particolare sulla dialettica che si crea tra biografia e opera, memoria e oblio, necessità e contingenza, ripetizione e creazione.
Recalcati rilegge l’opera pittorica del grande maestro catalano con un approccio che intreccia psicanalisi e storia dell’arte. L’autore non intende offrire una visione panoramica della vasta produzione di Tàpies, né una ricostruzione filologica delle influenze e dei dibattiti artistici che hanno condizionato il suo lavoro; è, piuttosto, interessato al «segreto fondamentale di Tàpies, ovvero al modo singolare attraverso il quale egli accede a uno stile divenuto inconfondibile».
Sul sottile confine che esiste tra libertà della creazione e necessità del reale si colloca quello che lo psicanalista individua come il paradigma-Tàpies, la cui ricerca contorna ripetutamente il segreto della sua stessa biografia, rinviando così l’opera alla vita e la vita all’opera in una forma inattesa. Nella lettura di Recalcati, infatti, il pittore catalano ha inscritto nel nome – Tàpies nella lingua catalana significa «muro» – il suo destino, che a sua volta si imprime in modo indelebile nelle opere: le grandi tele monocrome si presentano come veri e propri muri coperti da incisioni, segni, impronte. In questo caso, «la biografia non spiega l’opera, ma è divenuta opera. Non c’è prima la biografia e poi l’opera, ma l’opera che diventa biografia, l’opera che dà una forma nuova alla vita stessa dell’artista».