La mostra esplora le potenzialità della pittura e la sua capacità di raccontare la nostra epoca in modo accessibile e diretto. Yan Pei-Ming è pittore di storia e di storie perché nella sua arte esplora la propria biografia unendola alle invenzioni dei grandi maestri.
«Dipingo con molti sentimenti personali. Quando si parla di sentimento nella pittura contemporanea si risulta sempre un po’ sospetti. Pare non si debba mai utilizzare l’emozione, il cuore, io faccio esattamente il contrario! La pittura mi parla, parla allo spettatore, parla del suo tempo . Voglio essere attore della mia epoca». Yan Pei-Ming
La Fondazione Palazzo Strozzi ospita la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Yan Pei-Ming, a cura di Artura Galansino. L’artista cinese è celebre per le sue tele monumentali che uniscono storia e contemporaneità esplorando generi diversi come il ritratto, il paesaggio, la natura morta e la pittura di storia. Yan Pei-Ming sperimenta i generi classici della pittura occidentale, rielaborandoli attraverso pennellate forti con le quali aggredisce la tela. In questo modo invita il pubblico a riflettere sulla contraddizione tra realtà e rappresentazione, tra verità e costruzione dei fatti. Lo fa estrapolando immagini da fonti diverse ritagliando ritratti fotografici, copertine di giornali e celebri opere d’arte che successivamente reinterpreta leggendole con lo sguardo della contemporaneità. Nell’era della riproduzione continua e dello sfruttamento digitale dell’immagine, i suoi dipinti prendono vita da ricordi o fotografie che intrecciano riferimenti personali a temi universali della cultura visiva. Per esempio, opere d’arte come la Monna Lisa di Leonardo Da Vinci, personaggi pubblici come Mao, Putin, il Papa o Aldo Moro dialogano con soggetti intimi – il ritratto del padre morto, il volto della madre o di sé stesso. Il risultato è un’opera che riflette sulla condizione umana spaziando da forme convenzionali all’attualità, dalla realtà all’immaginazione, con un solo comune denominatore: la morte. Essa è onnipresente nei lavori di Pei-Ming: a volte si rivela palesemente, altre volte in maniera più celata, come se fosse sempre in agguato a ricordare quel passaggio inesorabile che attende ogni essere umano.