Aristofane
Aristofaneateniese, nato nel 445 ca., morto dopo il 388 a.C., è il più grande poeta della commedia antica. Di lui ci rimangono undici commedie: Acarnesi, Cavalieri, Nuvole, Vespe, Pace, Uccelli, Lisistrata, Tesmoforiazuse, Rane, Donne all’assemblea, Pluto. Socrate, figura che ha esercitato su tutta la tradizione spirituale dell’Occidente un’influenza universale e di portata immensa, venne rappresentato da Aristofane, nel 423 a.C., come maestro di empietà, di una retorica della prevaricazione, di dottrine che minavano i fondamenti della famiglia e dello stato. Quell’Atene "democratica", alla cui fonte l’Occidente ha attinto paradigmi fondamentali per la sua identità, nel 399 lo processò e condannò a morte, in base alle stesse imputazioni. Di qui un paradosso, e uno psicodramma, della nostra storia culturale; di qui la controversa fortuna e la problematica interpretazione delle Nuvole. Di fatto, se si dà il dovuto rilievo alla "scandalosa" singolarità dei comportamenti di vita e delle pratiche intellettuali di Socrate, ai suoi rapporti con la città e alle pericolose frequentazioni (Alcibiade, Crizia il tiranno) cui lo esponeva il suo inesausto magistero, non stupisce che Aristofane (e in generale la Commedia antica, in essenza conservatrice) ne abbia fatto il suobersaglio in anni in cui Atene, impegnata con Sparta in una guerra mortale, era scossa da una profonda crisi morale culturale politica. Le Nuvole dunque, nell’inscenare il diverso impatto della "scuola" socratica sul "vecchio" contadino inurbato e indebitato e sul figlio dissipatore e "moderno", si fanno specchio del conflitto fra tradizione e modernità, tra suggestioni della "nuova cultura" e fedeltà ai valori della polis.