Scegliere i vincitori,salvare i perdenti

Scegliere i vincitori,salvare i perdenti

L'insana idea della politica industriale

pp. 336, 2° ed.
978-88-317-2393-0
Protezionismo, autarchia, keynesismo, programmazione, strategie, italianità: tutte variazioni su uno stesso tema, l'idea che lo Stato, per governare l'economia, debba intervenire e sappia farlo imboccando le strade giuste. È la politica industriale: lo Stato si sostituisce al mercato e sceglie i vincitori della gara concorrenziale. Salvo poi, quando l'«insana idea» non ha successo, dover correre ai ripari salvando i perdenti. Ma la politica industriale influenza e condiziona anche «l'altra metà del cielo», quella dell'industria privata, delle grandi famiglie e non solo. Si allarga alla politica finanziaria, si espande a quelle culturali e giudiziarie. Cade sulle sue contraddizioni, risorge, si allinea alle regole dell'Unione europea. Quasi coetaneo dell'Iri, che in Italia dell'intervento pubblico in economia è stato l'eponimo, Franco Debenedetti, per i ruoli che ha ricoperto, vi ha convissuto per molto tempo: prima da manager, lavorando nell'«altra metà del cielo», poi da politico e da saggista, cercando di smontarne le strutture. Ora, estraendo i tratti di filo rosso dell'ideologia su cui si regge e riannodandone i capi, scrive la lunga storia della politica industriale in Italia. Dalla Grande depressione alla Grande recessione, dagli altiforni alla banda larga, dall'Italietta di Giovanni Giolitti all'Unione europea di Angela Merkel, gli assi di lettura di questo libro - storico, politico, personale - si incrociano in un punto: la politica industriale e le ragioni per cui è un'«insana idea».

Autore

è nato il 7 gennaio 1933 a Torino. Nel 1956 si laurea in Ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino e l'anno seguente si specializza in Ingegneria nucleare. Dal 1959 nell'azienda di famiglia, Compagnia Italiana Tubi Metallici Flessibili, poi Gilardini. Dal 1976 al 1978, direttore del Settore componenti Fiat. Dal 1978 al 1992, amministratore delegato dell'Olivetti. In quegli anni fonda Tecnost e Teknecomp e crea il gruppo servizi informatici OiS. Dal 1986 al 1994 è anche presidente e amministratore delegato Sasib, del gruppo Cir. Nel 2000 fonda l'Interaction Design Institute di Ivrea di cui è presidente fino al 2004. Senatore per tre legislature (xii, xiii e xiv), è primo firmatario di numerosi disegni di legge: quello sulle Fondazioni bancarie riceve il premio Ezio Tarantelli per la migliore idea dell'anno 1995 in Economia e Finanza. Amministratore di diverse società, dal gennaio 2013 è presidente dell'Istituto Bruno Leoni. È autore di: Ritagli (1996), Sappia la destra (2001), Non basta dire No (2002), Grazie Silvio (2005), Quarantacinque percento (2007), La guerra dei trent'anni (con A. Pilati, 2009), Il peccato del professor Monti (2013), Popolari addio? (con G. Fabi, 2015). Ha curato e introdotto numerosi libri. Scrive sul «Sole 24 Ore» e sul «Foglio».