La poesia e il pensiero sull'amore attraversano integralmente l'opera di Giacomo Leopardi, intrecciandosi con i motivi centrali del suo universo concettuale, in particolare con la complessità dei temi legati alla rappresentazione lirica della figura femminile. Dire l'amore e dire la donna significa confrontarsi con l'immensa tradizione della filosofia e della poesia che fa capo a Platone e a Petrarca; significa dunque esperire la contraddizione di codici culturali e letterari secolarmente consolidati e messi alla prova di una modernità che li interroga da nuove prospettive, percorrendoli in profondità fino a superarli con forme sconvolgentemente innovative. Leopardi si colloca entro la millenaria tradizione che si è fondata sulla reciproca incrementazione di amore e conoscenza, ponendo l'esperienza amorosa al livello più alto delle potenzialità umane. Ma se l'amore è prova estrema quanto solitaria, che coinvolge le ragioni emotive, mentali, estetiche, etiche nella loro totalità e porta con sé, come ogni umana esperienza, il destino della fine e della morte, l'interrogazione sulla natura dell'oggetto d'amore, sulla donna, si allarga a riflessioni che oltrepassano la pur densissima concettualizzazione relativa al tema reale/ideale, giungendo a guardare alla figura femminile da un ben più partecipato punto di osservazione: la donna è non solo immagine di una impossibilità esistenziale e di un'assenza, non solo è la seduttiva, allettatrice Aspasia, ma è anche la creatura che più rappresenta la fragilità dei viventi. Se la cultura secolare le impone infatti di essere ammantata di belle forme, pena il rifiuto e il disamore, la peculiarità biologica la rende possibile oggetto di violenze moltiplicate, come si legge in quel testo, pressoché sconosciuto, scritto per una donna morta in seguito a pratica abortiva per mano di un chirurgo; testo certo ben lontano dagli esiti più alti della poesia leopardiana, ma straordinariamente denso e attuale. Se, come Leopardi fa dire a Tristano, il corpo è tutto, nel corpo della donna transitano i segni essenziali della vita e della morte e si condensa il senso della universale fragilità.