Boris Godunov

Boris Godunov

2° ed.
978-88-317-6267-0
Il dramma della più sconvolgente crisi russa, della crisi di identità di uno stato e di una nazione

Scritto nel 1824, e pubblicato per la prima volta nel 1831, Boris Godunov è qualcosa di più di un dramma storico: l’«epoca dei torbidi», come si chiama la grande crisi dinastica che investì la Russia all’inizio del XVII secolo, e la tragedia dello zar Boris Godunov, che sullo sfondo di tale epoca si staglia, sono il prototipo delle crisi che, fino ai nostri giorni, scuoteranno la Russia. Il dramma di Puskin, come poi l’omonima opera di Musorgskij, è l’emblema di un destino nazionale, da Puskin rivissuto con scespiriana potenza.


Clara Strada Janovic ha tradotto opere di Propp, Bachtin, Cechov. È autore di studi critici sui Dodici di Blok, sulla teoria del folclore di Propp, sul Giardino dei ciliegi di Cechov, sulla Donna di picche di Puskin.

Vittorio Strada è autore di vari libri sulla storia della cultura e della letteratura russa. È stato l’iniziatore e uno dei curatori e autori della Storia della letteratura russa in corso di pubblicazione in Italia (Einaudi), Francia (Fayard) e Russia («Progress»). È fondatore e direttore della rivista internazionale «Rossija/Russia». Il suo libro più recente è EuroRussia. Letteratura e cultura da Pietro il Grande alla rivoluzione (Bari 2005).

Nato a Mosca nel 1799 e morto a Pietroburgo nel 1837, Aleksandr Puskin concentra nei suoi brevi anni di vita una intensa e multiforme creatività che lo rende il più grande poeta di Russia e uno dei maggiori d’Europa. Dopo una giovinezza animata da spirito libertario e libertino, che gli costa  l’abbandono forzato di Pietroburgo per il confino nel sud della Russia, Puskin continua a condividere le idee liberali di quei suoi coetanei che passeranno alla storia come i «decabristi». Ma, dopo la loro fallita insurrezione del dicembre 1825, le sue convinzioni, pur senza venir mai meno a un ideale di libertà, si faranno più moderate, anche sotto l’influsso personale del nuovo zar, Nicola I. La sua opera poetica, che si esercita nei più vari generi (lirica, poemi, narrativa, storia, dramma, critica), occupa il posto centrale nella vita letteraria russa del tempo e segna l’inizio della grande letteratura russa moderna.




Autore

(Mosca 1799 - Pietroburgo 1837) è il meno russo ma anche il più grande fra gli scrittori e i poeti di Russia. La sua personalità presenta un singolare intreccio di leggerezza, distacco e passione, in una intransigente difesa dell’intimità con la Musa che lo ha indotto a rifiutare qualsiasi schieramento, ma gli ha permesso, proprio per questo, di portare a compimento il secolare dibattito sulla lingua russa, e regalare al paese di cui si è spesso sentito un ospite malgré soi la possibilità di una letteratura ricchissima. Discendente di africani, emulo di Voltaire e di Shakespeare, assai critico di Byron, Pusˇkin ha lasciato capolavori in ogni genere letterario, dalla lirica al poemetto, dal racconto al dramma, dal romanzo storico alla piccola tragedia, dalla fiaba all’epigramma, dal reportage di viaggio al romanzo in versi. Un duello invernale ha spezzato il flusso, che pareva inarrestabile, della sua straordinaria energia creativa.