Presente, passato e futuro si sovrappongono di continuo nell'universo ossessivo in cui Tami, la giovane protagonista, proietta le sue allucinazioni. Mentre intorno, nell'imprecisato paese del nord del Giappone in cui la vicenda si svolge, tutto è grigio, freddo e inospitale, il mondo di Tami si colora di sinistri riflessi rossastri, e su questo sfondo essa vive il dramma di uno sdoppiamento di personalità che la travolge fino ad annientarla. Tami è la nemica di se stessa e deve eliminare l'avversaria, quella «seconda lei» che le parla, l'aspetta, si mostra minacciosa. Il tentativo di annientare «l'altra» si risolve però nell'annientamento dell'unica, e vera, se stessa. Attraverso un ritmo incalzante che alterna il monologo interiore, il flusso di coscienza e la narrazione oggettiva, con uno stile terso e avvincente, Fukunaga descrive, in quello che considera il proprio racconto più cupo, i progressivi passaggi da un turbamento che diventa angoscia, da un delirio che si muta in follia, fino alla inevitabile, tragica conclusione. La fine del mondo (1959) è il primo testo di Fukunaga tradotto in Occidente.