Pietre colorate

traduzione di

pp. 288, 2° ed.
978-88-317-8131-2

In una nuova traduzione firmata, il capolavoro di Adalbert Stifter, secondo Thomas Mann "uno dei narratori più strani, profondi, celatamente arditi e travolgenti della letteratura universale"

Sei novelle esemplari ispirate a sei modeste pietre colorate, appena luccicanti nella loro tenue colorazione naturale: granito, calcare, tormalina, cristallo di rocca, mica, calcite; metafore di un mondo dimesso, crepuscolare, ispirato alla vita quotidiana, interamente permeato da quella "mite legge" che governa assieme la natura e il genere umano e che non si manifesta nel fragore dei grandi avvenimenti storici quanto nel ritmo sommesso dei gesti quotidiani, negli accadimenti più semplici e meno appariscenti della vita. Un mondo apparentemente lontano dalla modernità e dalle sue inquietudini e angosce, al contrario invece incredibilmente vicino, dove violenze e drammi sono semplicemente trasferiti dietro le quinte, illuminati da qualche fascio di luce obliqua, narrati non attraverso i fatti ma per vie indirette, come se il destino degli uomini si sedimentasse più nelle stanze che essi abitano, nei mobili e nelle suppellettili di cui si circondano, nella polvere che si insinua tra le cortine di una culla vuota, che nell’affannoso mistero della vita.

Adalbert Stifter (1805-1868), scrittore austriaco, talento narrativo di assoluta singolarità e una delle voci più ispirate della letteratura di lingua tedesca dell’Ottocento, è l’autore di alcuni capolavori - le novelle raccolte negli Studi (1844-50) e nelle Pietre colorate (1853) e i romanzi Estate di San Martino (1857) e Witiko (1865-67) - che si pongono a pieno diritto tra le più perfette espressioni del realismo tedesco.

Paola Capriolo, autrice di numerosi romanzi di successo, di fiabe e racconti, e traduttrice soprattutto di classici della letteratura tedesca, per Marsilio ha pubblicato la traduzione delle Affinità elettive di Goethe e di Michael Kohlhaas di Kleist.

Autore

nasce nel 1805 a Oberplan in Boemia. Trasferitosi nel 1826 a Vienna - dove, fra le altre cose, lavora come precettore presso la famiglia von Metternich - vi rimane fino allo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848. Dal 1849 fino al 1868, anno della sua morte, vive a Linz, alternando alla scrittura l'attività di ispettore scolastico e di conservatore di beni artistici e architettonici. Dedicatosi in gioventù alla pittura, Stifter approda alla letteratura soltanto all'inizio degli anni '40 con il racconto Il condor, cui faranno seguito una ventina di novelle, raccolte negli Studi (1844-1850) - da cui è tratta Brigitta - e nelle Pietre colorate (1853), e due romanzi: Tarda estate (1857) e Witiko (1865-67); da ricordare infine il lungo racconto La cartella del mio bisnonno, di cui esistono tre stesure e che accompagnò l'autore fino alla morte.