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Fedra
Figlia di Minosse e di Pasifae, sorella del Minotauro, Fedra la «luminosa» soccombe all'oscuro destino della sua stirpe, segnata da trasgressioni mostruose. Innamorata del figliastro Ippolito e da lui respinta, si uccide lasciando uno scritto in cui accusa il giovane di averle usato violenza. Travolto dalla maledizione del padre Teseo che gli scatena contro l'ira di Poseidone, Ippolito muore, anche se alla fine la sua innocenza viene riconosciuta e la sua fine compianta. La storia ha una cadenza universale, nelle letterature di ogni tempo. Euripide la porta in scena declinandola al maschile e subordinando la passione di Fedra all'onore di Ippolito e di Teseo. Ma, da Seneca a d'Annunzio, l'eros proibito e tuttavia ineluttabile diventa il polo di attrazione intorno a cui si giocano sentimenti estremi. Attraverso un gioco sottile di allusioni, contaminazioni e trasposizioni drammaturgiche, ogni rivisitazione tende ad approfondire gli oscuri meandri di quell'inconscio di cui Euripide aveva scoperto le tracce, offrendo ai posteri il filo per penetrarne i segreti abissali. Dal labirinto del Minotauro ai labirinti dell'anima.

Autori

nasce nel 480 a.C. a Salamina e muore nel 406 in Macedonia, alla corte del re Archelao. Scarse sono le notizie concrete sulla sua vita, molte le leggende fiorite sul suo conto. Poco amato – perché poco capito – dal pubblico contemporaneo, ebbe una grande fortuna postuma e fu il più letto e il più conosciuto dei tre grandi tragici greci nel corso dei secoli. Della sua vasta produzione (gli si attribuiscono una novantina di drammi) sono pervenute a noi diciassette tragedie (Alcesti, Medea, Ippolito, Eraclidi, Supplici, Andromaca, Ecuba, Elettra, Eracle, Ione, Troiane, Ifigenia in Tauride, Elena, Fenicie, Oreste, Ifigenia in Aulide, Baccanti) e un dramma satiresco, il Ciclope. Di incerta attribuzione è il Reso.
nasce a Cordova, in Spagna, probabilmente nel 4 a.C. Studia a Roma. Protetto da Agrippina, moglie dell’imperatore Claudio, diventa precettore di Nerone figlio di Agrippina, e poi pretore e console. Alla morte di Agrippina uccisa da Nerone, perde ogni potere. Sospettato di complicità nella congiura antineroniana dei Pisoni, è costretto dall’imperatore a darsi la morte (65 d.C.). È autore di opere filosofiche e teatrali. Ricordiamo: La provvidenza, La vita beata, L’ozio, La tranquillità dell’anima, La brevità della vita, le Consolazioni (a Marcia, alla madre Elvia), le Epistole a Lucilio, La clemenza, I benefici, le Questioni naturali. Fra le tragedie: Edipo, Agamennone, Tieste, Fedra, Medea, Fenicie, Troadi, La follia di Eracle
nato nel 1639, rimasto precocemente orfano viene educato alle «Petites Écoles» dei Giansenisti. Esordisce nel 1664 con la tragedia La Thébaïde, cui seguono Alexandre le Grand (1665), Andromaque (1667), Les Plaideurs (1668, unica commedia), Britannicus (1669), Bérénice (1670), Bajazet (1672), Mithridate (1672), Iphigénie (1674), Phèdre et Hippolyte (1677). Nel 1677 viene nominato, assieme a Boileau, storiografo del re e abbandona il teatro. Vi torna solo per due tragedie d’argomento biblico: Esther (1689) e Athalie (1691), recitate al Collegio di Saint-Cyr. Muore nel 1699.
, come usava firmarsi Gabriele D'Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938) è stato uno scrittore, poeta, militare e politico italiano, simbolo del Decadentismo ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Sia in letteratura che in politica lasciò il segno ed ebbe un influsso sugli eventi che gli sarebbero succeduti.